lunedì 23 novembre 2009

Il coro in Euripide

Il coro è un gruppo formato da diverse voci.
In Euripide diventa respiro emozionale.
Circolarità e suono.

giovedì 5 novembre 2009

L'ANIMA?

Cara Silvana, l'anima?
Nell'uso della parola anima si circoscrive la possibilità di sviluppare un pensiero libero di eslorare l'ignoto. Lo sconosciuto,il senza forma.
Cerco la definizione di anima:'parte spirituale ed immortale dell'uomo', Zingarelli 1988.La parte immortale dell'uomo..qualunque pensare è già direzionato ad un aldilà, ad un'altra prossima ed eterna forma dell'essere verso il quale ci avviamo.Per me ,su questa via seguirti significa dedicarmi a quella che io definisco antropologia del religioso.Rientra nella sezione della rivista telematica www.psychomedia.it,sezione /Magia/Sciamani e Guaritori/.Sezione che io dirigo insieme a Stefano Begiora e Luca Caldironi. Posso seguirti se iniziamo a parlare dal testo di Janes/ Il crollo della mente bicamerale/ e dal testo base del Nobel Edelmann/ La materia della mente/, dove formula il darwinismo neurale, gruppi di neuroni sempre piu' specializzati nel creare pensieri elaborati e complessi...Il premio Nobel per la medicina Crick Francis,nel suo libro'La scienza e l'anima-un' ipotesi sulla coscienza',scrive che: '..Gran parte del cervello è emergente, nel senso che non esiste nelle sue parti separate, quali ad esempio i singoli neuroni. Ogni singolo neurone è in reltà ottuso:è solo la contemporanea e intricata interazione di molti di essi che può portare a risultati cosi' meravigliosi..
Il cervello maturo è quindi un prodotto della Natura e della Cultura.'
Certo ,sono cosciente,come sostiene Bion, che la religione è una - vogue- le mode passano ma la religione no.Sempre Bion scrive che la realtà fondamentale è l'infinito,l'ignoto.
Mario Giampà.

martedì 27 ottobre 2009

QUALE FORMA PER L'ANIMA?

Quale forma per l'anima in un mondo che si sottrae alla forma?
che non si colloca se non nel liquido esporsi delle possibilità?
'Il compito oggi assegnato agli esseri umani è uguale a quello che è sempre stato fin dall'inizio dei tempi moderni: l'autocostituzione della vita individuale e la tessitura e preservazione di legami con gli altri individui.'
Qui Bauman affronta il problema della Scuola Critica e lo collega al grave e irrisolto problema del rapporto tra la libertà individuale e l'interesse pubblico, ossia il ricostituirsi di una rete sociale in cui i problemi privati assurgono a questioni pubbliche, per dare forma ad una ricerca di vita in una comune alternativa.
Questo è stato amplificato dalla distanza tra il maschile e il femminile, infatti nonostante l'apparente omologazione le due funzioni sono risultanti di un processo di allontanamento confusivo, a cui danno un abito alcune emergenti patologizzazioni: attacchi di panico,anoressia /bulimia,le depressioni, i disturbi di personalità.
Lo spazio delle identità si restringe in un tempo dilatato al presente, in cui il progetto di se stessi si ignora e determina la difficoltà di pensarsi.

venerdì 2 ottobre 2009

WEI-WU-WEI

L'azione senza azione taoista,in apparenza passiva, è in realtà profondamente conforme alla spontaneità dell'universo.
L.V.Arona

giovedì 24 settembre 2009

IL MITO FAMILIARE

Il mito familiare è il processo di trasmissione-selezione della memoria familiare che secondo Nathalie Zemon-Davis permette di "legare i morti ai vivi di uno stesso gruppo."
Vi si esprime il desiderio di trasmettere ciò che è investito positivamente dagli ascendenti ma anche al contrario di utilizzare tutte le capacità di oblio,di cancellazione, al fine di trasmettere un contenuto piu' adeguato non alla realtà familiare, bensi' al progetto che si desidera trasmettere.
Il mito familiare è l'elemento organizzatore,totem, significante familiare. (Robert Neuburger)

sabato 12 settembre 2009

17° Convegno iagp

Il workshop 'Danzamovimentoterapia e psicodramma analitico.per la costruzione della matrice di gruppo' si è svolto venerdi 28 agosto nel programma del 17° Convegno iagp, con la conduzione di S. Papale gruppoanalista e psicodrammatista, e di S. Forchetti gruppoanalista e danzamovimentoterapeuta.
Il gruppo di circa 30 partecipanti ha seguito con empatia e coinvolgimento entrambe le fasi del ws, il cui setting si è strutturato approfondendo la costruzione della matrice di comunicazione nel gruppo attraverso questi due metodi di intervento.

giovedì 10 settembre 2009

17°Convegno iagp

La relazione di S. Forchetti,V. Camerino, V.Sciannamea, dal titolo 'Cinema e gruppoanalisi.La solitudine come disvelamento delle radici sociali e attraversamento del Sè', ha destato vivo interesse e partecipazione al 17° convegno iagp.
Il tema della solitudine nel soggetto postmoderno come segnalato in sociologia da Bauman ed Elias, in psicologia da Klein, Winnicot,Morpurgo, Franco,ed in gruppoanalisi da Foulkes e da Lavie, è stato trattato sulla base del concetto di inconscio sociale di Foulkes,Dalal , Hopper e Volkan.
La domanda di fondo ha sollecitato un confronto tra il cinema e la gruppoanalisi come possibilità di cogliere ed evidenziare gli aspetti sociali e soggettuali della solitudine.

lunedì 31 agosto 2009

Convegno IAGP 2009

Si è concluso il 17° Convegno IAGP. Circa 1500 i partecipanti provenienti da tutto il mondo. Un'esperienza veramente valida ed interessante basata sul dialogo delle persone, dei gruppi e dei popoli.

martedì 11 agosto 2009

Convegno IAGP

IL 24 agosto a Roma presso l'Hotel Ergife si svolgerà il 17° Convegno Internazionale IAGP Gruppi in Tempo di Conflitti.
Il programma scientifico è già disponibile sul sito www.iagpcongress.org

martedì 23 giugno 2009

'I miti '

I miti sono rappresentazioni di dinamiche archetipiche.
Il mito non si radica si apre.
Crea legami ed é espressione del pensiero collettivo.
J. Hillman

domenica 21 giugno 2009

Cosa sono le archai?

Carlo Truppi :"Cosa sono le archai?I quattro principi menzionati da Heidegger? I quattro elementi di Bachelard? Le quattro aitiai di Aristotele?"
James Hilllman :"..La prima arché é il riparo... La seconda arché deve essere la techne.."
Da 'L'anima dei luoghi 'di J. Hillman

mercoledì 17 giugno 2009

Invito.Mostra di Antonio Novembre

Venerdi 19 giugno ore 20 presso il Centro Poltrona Frau ,via Trinchese 10 a Lecce, inaugurazione della mostra delle opere dell'artista Antonio Novembre.
Ingresso gratuito.

lunedì 8 giugno 2009

' Leonardo da Vinci ' di Paul Valery

" Ci fu una volta qualcuno che poteva guardare lo stesso spettacolo o lo stesso oggetto,ora come lo avrebbe guardato un pittore ora da naturalista; ora come fisico e altre volte come poeta; e nessuno di questi sguardi era superficiale....Si soffermava sulle forme, sulle azioni, sugli atteggiamenti cosi come sulla struttura interna... osservava tutte le differenze di stato o di età o di carattere...Infine egli non concepiva come vero sapere quello al quale non corrispondesse qualche potere di azione....Lascia dietro di sè, e come nell'ombra dei suoi dipinti,un mucchio di strani manoscritti che si disperdono."

lunedì 1 giugno 2009

La coppia e il mito.

Nuove riflessioni sul tema della coppia nei miti con il dott.Rosario Puglisi e la prof.ssa Maria Acierno.Un'attenzione particolare viene data ai miti ispirati alla creazione,al potere e all'abbandono.

giovedì 21 maggio 2009

Un film per educare

Il 21 maggio visione del film 'Come te nessuno mai' di S. Muccino, all'Istituto Aeronautico della Oxford ,a Lecce.
Seguirà commento , dibattito e drammatizzazione degli allievi su tracce di loro produzione ispirate ai vari temi del film. A cura di Silvana Forchetti.

martedì 12 maggio 2009

IL MITO

Rosario Puglisi, psicologo junghiano catanese, ha iniziato una fattiva collaborazione con NOSTOS . Sono di questo periodo scambi e incontri che hanno come tema il ' MITO '. Credo che a breve saremo in grado di dare un nostro contributo teorico e clinico a proposito.

mercoledì 15 aprile 2009

Oltre le immagini il cinema è scuola

Sabato 18 aprile ore 9 presso l'Auditorium del Museo Provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce , VII edizione del Convegno " Cinema filosofia psicoanalisi",sarà presentato il volume 'Oltre le immagini il cinema è scuola' di Maria Acierno e Silvana Forchetti.

mercoledì 8 aprile 2009

DA 'IL DOLORE ' DI MARGUERITE DURAS

Commento di Giorgio Leaci a: ‘Lo spazio dell’attesa e la perdita dell’identità di senso nella vita.’
di Silvana Forchetti , riflessione sul testo di Marguerite Duras .


Cara Silvana,

ho iniziato a leggere, nel silenzio della mattina, ed inciampo in una frase che rileggo più volte. Per ora non riesco ad andare avanti. La trascrivo,quindi:
Qualcuno ha parlato della sua (di M. Duras) estetica della goffaggine e di passione sospesa. Di luoghi della crisi,direi io. Ma in evoluzione, come poiesis. Di capacità di creare percorsi, da dentro. Emovere. E poi tornare a sé. Vedersi. La memoria dell’attimo. Funzione di collegamento tra interno-esterno e il resto. Costruzione del reale e dell’ideale – tra illusione e capacità di disillusione. Nel corpo reale, nella propria casa, “castello, paese, città, nazione, clan, tribù: nella moltitudine di un mondo proprio” (Resnik, 1984), verso quella regione, proprio quella in cui far esistere la parte migliore di sé.
Sono solo tredici righe, ma dense, condensate, con-densate, CON-SENSATE .

Poi –complice il copia/incolla – assottiglio:
Qualcuno ha parlato della sua estetica della goffaggine e di passione sospesa. Di luoghi della crisi,direi io. Ma in evoluzione, come poiesis. Di capacità di creare percorsi, da dentro. Emovere. E poi tornare a sé. Vedersi. La memoria dell’attimo. Funzione di collegamento tra interno-esterno e il resto. Costruzione del reale e dell’ideale – tra illusione e capacità di disillusione.
Ho lasciato fuori –e un po’ mi dispiace- la moltitudine del mondo proprio del Sig. Resnik e –ancor di più- quella regione, proprio quella in cui far esistere la parte migliore di sé.
Perdonami, ma è frutto di personale confusione (fraintendimento, o cos’altro?)
fra pre-supposti ed obiettivi !

Ma cosa sto facendo? Sto sezionando un capello, oppure …
Qualcosa mi spinge a tagliare ancora, e nella forbice cade anche qualcosa di importante. Mi riferisco al collegamento tra interno-esterno e il resto (conservalo tu, anche per me …!)

In conclusione:
Di luoghi della crisi,direi io. Ma in evoluzione, come poiesis. Di capacità di creare percorsi, da dentro. Emovere. E poi tornare a sé. Vedersi. La memoria dell’attimo.

A chi
(tra i signori Duras – Resnik – Forchetti) appartiene la paternità del verbo EMOVERE ?!

E’ BELLISSIMO.
Mi sembra la vetta, o – se puoi reggere l’affronto- l’incrociare la visione della curva uroborica !!


E – E- E- E- E- E- E- E- E si amplifica nella mia mente e ---E--- mi sovviene, prepotentemente e chiedendo un’egoistica esclusiva, un frammento di V. Bodini
(lo cercherò dopo anche perché, a piedi nudi, inizio a congelare !!!).

Tornerò dopo.







II tempo
Riprendo a scrivere in maniera più distaccata e per dirti che mi sono affacciato alla finestra-specchio della mia libreria, dove -maggiormente in passato- ho cercato, e talvolta trovato, conforto e confronto.
Cercavo, a parte il verso di Bodini, il libro di Vincenzo Consolo, del quale ti ho accennato ieri sera.
Mi si apre a pag. 24 (non da solo ma a causa della evidente piegatura impressa al volume dalla persistente frequentazione della pagina). Fartene una fotocopia NON MI BASTA e quindi trascriverò, a mo’ di fotocopia e quale mio contributo ai materiali del tuo progetto, anche questa:

mia metafora, che riguarda l’esistenza umana in generale, ma in particolare, l’esser nati in Sicilia. Ma tutta l’Odissea, sappiamo, è una metafora della vita, del viaggio della vita. Casualmente nasciamo in un’Itaca dove tramiamo i nostri affetti, dove piantiamo i nostri olivi, dove attorno all’olivo costruiamo il nostro talamo nuziale, dove generiamo i nostri figli. “La racine de L’Odyssée c’est un olivier” dice Paul Claudel .

NICOLAO: C’è un ulivo anche alla base della nostra odissea odierna …

CONSOLO: Alla base della nostra odissea moderna credo che ci sia solo l’olivastro, l’olivo selvatico: tempesta e naufragi, inganni o oblii, mutazioni, regressioni, perdite. C’è il ritorno del barbarico e mostruoso mondo dei Ciclopi o dei pirandelliani Giganti della montagna (anche lì, la soluzione del mito è nella comparsa di un olivo saraceno).
Annie Bonnafé, nel saggio L’olivier dans l’Odyssée, analizza i momenti e le situazioni in cui l’olivo compare nel poema, ne dà una sua personale interpretazione. A me interessa qui quella che trova Odisseo appena messo piede, dopo la tempesta e il naufragio, nell’isola di Scheria, nella terra dei Feaci. Cito nella bella traduzione di Giovanna Bomporad:

… e tra due folti
cespugli si infilò, nati da un ceppo
l’uno di ulivo e l’altro di oleastro.

Là sotto Ulisse si nascose; e subito
si ammonticchiò con le sue mani un largo
giaciglio: c’era un cumulo di foglie
cadute …


L’ulivo e l’oleastro, o l’olivo e l’olivastro (nella dizione più esatta che suggerisce Nencioni) che spuntano dallo stesso tronco. “In lui (in Ulisse) il ‘selvatico’ e il ‘coltivato’ non si combattono: al contrario, si completano. Essi si uniscono in lui armoniosamente come il ceppo materno e quello paterno: come l’olivo selvatico e quello coltivato spuntano dallo stesso tronco per offrirgli riparo nella boscaglia feacica ed aiutarlo a rinascere” scrive la Bonnafé. Ecco, nell’odissea moderna è avvenuta la separazione tra il selvatico e il coltivato. L’olivastro ha invaso il campo. Ulisse non può più seppellirsi sotto le sue foglie, dormire, morire e rinascere. Raggiunta Itaca, si accorge che l’isola è ormai distrutta, che lì ormai né Penelope né Telemaco






III momento (più personale)

Il caso, ancora lui.
Il caso ha voluto che, insieme al libro di V.Consolo e M. Nicolao - Il viaggio di Odisseo (con introduzione di Maria Corti), mi sia venuto alle mani un altro libro di cui avevo dimenticato l’esistenza (probabilmente sono stato attratto dalla vicinanza dei dorsi e dal titolo!) e, ancor più casualmente, nel risvolto del libro con mio stupore, scritto di mio pugno (e di questo ti farò la fotocopia) ho trovato e trascrivo quanto segue, non prima, però, di una piccola avvertenza: il testo è fedelmente copiato, mentre il titolo è di oggi (è anche felicemente il titolo del libro e, a distanza di oltre dieci anni, lo unisco al mio testo e, l’uno e l’altro, Te li dedico) :


Parole nel tempo


Scrivere
Amare
Dare
Dilatare

Allenamento

Moltiplicare
quello che
sei tu

Accorgersi
del tempo

Labirinti di cose







IV (in fine)

Empivamo di vocali una verde bottiglia
Vittorio Bodini




Giorgio Leaci

7 marzo 2009

giovedì 26 marzo 2009

Benvenuti a tutti i lettori e sostenitori del nostro blog!

Ispirazione ed entusiasmo non mancano per questa iniziativa di ricerca in ambito psicologico, sociologico, filosofico e pedagogico.
Siamo felici di non mettere limiti alla creatività di quanti vorranno collaborare con noi!

Silvana.

Il bambino e il gruppo. I gruppi di danzaterapia a scuola.

Secondo Lapierre e Aucouturier, “La concezione psicomotoria, normativa e razionalista, delle “carenze”, si prefigge di far ripetere le tappe mancate dello sviluppo psicomotorio del bambino individuate da parametri che sono in stretto contatto con le preoccupazioni scolastiche tradizionali: 1) la coordinazione statica e dinamica riprende le finalità dell'educazione fisica; 2) la coordinazione oculo-manuale è in stretto rapporto con la finalità legata al grafismo e alla scrittura; 3) la strutturazione spazio-temporale viene collegata alla lettura e alla matematica… Ma tale concezione non dà spazio alla libera espressione… predisponendo “razionalmente” il bambino ad una pratica da far seguire”, (1984). La danzamovimentoterapia nel raggiungimento di quelle stesse finalità (e non solo) avvia alla libera e creativa espressione, in setting semistrutturati di gioco/danza/movimento in gruppo. La dimensione del gruppo per il bambino è una dimensione essenziale. Infatti la sua evoluzione dipende dal suo inserimento nel gruppo, poiché la dinamica del gruppo può essere un fattore evolutivo nelle varie fasce di età, e noi abbiamo lavorato sia nella fascia di età dai tre ai cinque anni, che in quella dai sei ai sette anni, fino a quella dei dieci anni. Certo il lavoro svolto deve essere orientato alla ricerca della comunicazione, dell'accettazione dell'altro, della relazione, della cooperazione nel gruppo. Nella nostra pratica pedagogica con la danzaterapia abbiamo dato avvio, mediante l'attività motoria in parte guidata, a quel “monologo collettivo” descritto da Piaget nella fascia dai quattro ai sei anni, lasciando più spazio alla libera espressione per l'età di latenza (6/10 anni) in cui i gruppi vengono tenuti insieme con attività e giochi proposti ma anche con spazi per altri versi non del tutto strutturati e lasciati all'improvvisazione ed alle dinamiche interattive della comunicazione verbale e non verbale. (Foulkes, Anthony, 1957). L'intento è stato quello di proporre uno spazio del gioco e della creatività in setting semistrutturati, con la stessa metodica di intervento ripetuta due volte a distanza di alcuni giorni una dall'altra, con lo stesso gruppo, rilevando i dati osservati, l'analisi dei comportamenti, proponendo nuove direzioni di ricerca per affrontare ed entrare in contatto con i problemi emergenti. Abbiamo quindi lavorato in incontri di un'ora e mezzo, nel medesimo setting suddiviso in tre scene diverse in sequenza:

  • prima scena, gruppo con le insegnanti e la conduttrice (scambio verbale sui problemi emergenti del gruppo di bambini e scelta del tema stimolo su cui lavorare)
  • seconda scena, gruppo con le insegnanti, la conduttrice ed i bambini (scambio in prevalenza motorio nel ‘laboratorio espressivo relazionale’, sul tema –stimolo stabilito, composto dalle seguenti fasi: accoglienza, riscaldamento, esplorazione del tema,composizione, saluto
  • terza scena, gruppo con le insegnanti e la conduttrice dopo l'esperienza (scambio verbale con feed back di ritorno sull’esperienza compiuta).

Il tema ricorrente è stato centrato sul lavoro del gruppo in una visione che privilegia la prospettiva gruppo analitica, nel considerare i tre livelli di terapeuticità del gruppo come segnalato da Foulkes ed Anthony, (1957), che descrivono:

al I° livello Gruppi di attività strutturati da un'attività o da un compito da realizzare con finalità terapeutica (per es. sport, danza, musica, giochi vari, occupazioni centrate sulla espressione guidata o spontanea ecc.) il cui presupposto è “appartenere o essere in gruppo

al II° livello Gruppi terapeutici propriamente detti: in cui oltre al compito si dà valore alle modalità relazionali con cui esso si attua. Interessa “non tanto quello che si fa ma come si fa” e quindi il presupposto terapeutico è: attuare in gruppo, partecipare e condividere nel gruppo. Nei fattori terapeutici si privilegia l’apprendimento interpersonale e la socializzazione

al III° livello La psicoterapia di gruppo, che non comprende alcuna attività strutturata, poiché il compito ad essa connesso è esclusivamente la psicoterapia. Il presupposto terapeutico è cambiare nel gruppo e nella verbalizzazione libera e spontanea vi è il principale mezzo di comunicazione. Qui l'agente terapeutico è il gruppo, (Ondarza Linares, 1999). Per quanto riguarda i gruppi con i quali abbiamo lavorato con la danzaterapia durante questa esperienza, possiamo dire che essi si sono caratterizzati per la loro collocazione nella rete istituzionale (la scuola) e nella matrice di appartenenza data dal progetto “Diversamente abili ugualmente abili” all'interno delle attività della scuola e con la partecipazione delle insegnanti e degli alunni.Inoltre la loro collocazione, tra i tre livelli terapeutici fin qui descritti, si trova situata sia nello specifico dei “Gruppi di attività” che in quello dei “Gruppi terapeutici propriamente detti”. E' stata privilegiata l'ottica gruppoanalitica nell'approfondimento, evidenziazione, trattamento, dei processi sovente conflittuali tra individuo e gruppo, considerando le dinamiche esistenti come opera di tutto il gruppo e attraverso il gruppo. In particolare in quanto gruppi di attività, centrati quindi sulla attività del movimento corporeo e della danza secondo le tecniche danzaterapeutiche, è importante sottolineare che appartenere e agire nel gruppo sia stato il primo presupposto terapeutico, attivando tra i fattori terapeutici segnalati da Yalom (1974), instillazione di speranza, universalizzazione, altruismo, catarsi, tendenza coesiva di gruppo. Secondo le implicazioni psicodinamiche in quanto “organizzazione (Mc Dougall, 1927), dipendenza da un leader o da un compito (agire subordinato)”. Secondo le indicazioni del gruppo di sostegno e di riabilitazione. Tali elementi dei “Gruppi di attività” sono stati accostati agli elementi riguardanti i “Gruppi terapeutici propriamente detti” e quindi al “cosa fa il gruppo (si è aggiunto) anche il come lo fa” in un'attività privilegiata: la danza, l'espressione corporea, vari tipi di performances con drammatizzazioni, giochi, ecc. Oltre perciò all'appartenere, essere e agire in gruppo, si è aggiunto il “partecipare e condividere nel gruppo”, potenziando i fattori terapeutici insiti nell'apprendimento interpersonale o socializzazione, e tra le implicazioni psicodinamiche la “reazione speculare positiva e l'attivazione in un contesto organizzato di fattori psicodinamici egosintonici”. (ibi)Per quanto riguarda le indicazioni cliniche, siamo sempre all'interno della terapia di appoggio, della riabilitazione, più o meno trasformativa, in cicli di incontri di breve durata. Consideriamo perciò che abbiamo lavorato nel gruppo come struttura o contesto temporo-spaziale e sul processo gruppale suscitato attraverso la tecnica della danzaterapia il cui vertice di comunicazione coincide con i linguaggi espressivi del corpo e delle relazioni tra i corpi, in un setting stabilito. Abbiamo ritenuto che lavorare in gruppo fosse un fattore evolutivo verso la ricerca dell'accettazione di sé, dell'altro, della relazione di aiuto, della strutturazione di un gruppo cooperativo, sia tra conduttrice ed insegnanti che con e tra i bambini, “abili e diversamente abili, ugualmente abili”. Abbiamo avviato una pratica pedagogica che individuando i problemi di ciascun gruppo di bambini e valorizzando il tema da esplorare insieme, facesse da ponte tra la “situazione” proposta dall'adulto e la consegna degli esercizi espressivi e psicomotori; che approdasse all'attività spontanea, al gioco creativo, al'interazione psicodinamica tra i bambini e gli adulti, verso la scoperta della infrastruttura simbolica latente nell'azione spontanea e nell'impatto cognitivo, emozionale, affettivo reso possibile dal contesto vissuto. L'educazione e la cultura nei gruppi di danzaterapia, come da noi sperimentati, afferisce ad una concezione dello sviluppo psicomotorio del bambino e di quello psicoaffettivo e linguistico che coglie nella dimensione relazionale la base delle proprie conquiste maturative. In questo senso, i gruppi hanno una valenza terapeutica in quanto tendono a valorizzare le possibilità espressive e relazionali dei diversi vissuti soggettivi, nel contesto in cui dalla gruppalità emergono individui in grado di sperimentarsi in modo più autentico, giocando sulla spontaneità e sulla scoperta.